Sangiovese purosangue. Le nostre degustazioni.

Sei cantine sul nostro taccuino

sangiovese purosangue
sangiovese purosangue

Sangiovese purosangue Roma 2019. Enoclub Siena inanella un altro successo con l’ottava edizione del Sangiovese Purosangue a Roma. L’hotel Radisson Blu si conferma scelta azzeccata come location. Facilmente raggiungibile per chi sceglie treni e mezzi pubblici. Facilità di parcheggio per chi preferisce la propria auto. Circa 65 aziende pronte a rappresentare 5 regioni per uno dei vitigni più importanti della penisola. Un’occasione da non perdere per conoscere e scoprire le ultime annate del Sangiovese e, come da tradizione, anche qualche vecchio top player. La Toscana, inevitabilmente, fa da padrone di casa essendo la regione più rappresentata.

Ottima l’organizzazione dei banchi di assaggio con ampio respiro per i visitatori, facilità di accesso e fluidità.

Seminari specifici sul Sangiovese accompagnati da degustazioni dell’annata 2010 sono la perla della giornata di sabato 19 gennaio.

Sangiovese ma non solo. Apprezzato il fatto che oltre al grande rosso sia stato possibile combinare anche qualche assaggio di vernaccia di San Gimignano, i vini dell’etna e perchè no, anche qualche blend.

Riportiamo i vini che nel nostro taccuino degli appunti hanno collezionato più spazio. Il nostro report non verrà stilato in ordine di preferenza ma semplicemente in sequenza di come li abbiamo annotati.

Pietro Beconcini
Pietro Beconcini

Pietro Beconcini.

Quattro vini in assaggio, quattro soddisfacenti bevute. Non una scoperta ma una ri-scoperta. Si conferma un’azienda che riesce a dare il  meglio di se a 360 gradi. Una di quelle che non sbagliano un colpo. Si apre con un Reciso del 2015 e un Chianti Riserva DOCG. Chiara e limpida la linea aziendale. In degustazione anche uno splendido esemplare di Reciso del  1997. Un sangiovese che mostra con fierezza i suoi 20 anni. Portati benissimo.  Nota di merito anche per il tempranillo. Si distingue per un corretto ed equilibrato uso dell’affinamento in legno che non intacca assolutamente le qualità del vitigno. Si chiude la serata con l’assaggio del vin santo occhio di pernice 2007. Una vera gemma per gli appassionati di questa tipologia di vino.  Rotondo e delicato con buona persistenza. Ammalia senza aver bisogno di occupare tutto il palcoscenico per mostrare le sue doti.

Colle Uncinano.

Anche l’Umbria è finita nel taccuino. Un’azienda relativamente giovane essendo nata nel 2005, ma che ha sulle spalle una bella esperienza vitivinicola. In quei stupendi luoghi spoletini riesce ad esprimersi al meglio su fronti diversi. Dal trebbiano spoletino, come tradizione vuole, fino al merlot e al grechetto, passando per il Sangiovese di cui abbiamo potuto degustare il Soviano Regale in annate 2010 e 2011. Vini che hanno maturato eleganza. Naso profondo e gusto mediamente lungo sono le caratteristiche comune a questi due Colli Martani che si arricchiscono ognuno di sfumature proprie.

Bindi Sergardi.

Tre chianti degustati di questa storica realtà. Sul banco di assaggio i prodotti della tenuta Mocenni. Terreni appartenenti al comune di Castelnuovo Berardenga dai quali nascono i suoi Chianti Classico La Ghirlanda DOCG, Calidonia Chianti Classico Riserva DOCG e Particella 89 Gran Selezione Chianti Classico DOCG.

Di buon corpo e struttura il “Ghirlanda” che, grazie anche ad un affinamento in legno, mostra un ampio bouquet aromatico.  Il “Caledonia” fa salire i nostri sensi. Spicca in struttura e freschezza con tannini ancora vivaci ma che punta decisamente più forte verso una complessiva eleganza al naso e al palato.  Fermentazione malolattica in botti di rovere e affinamento per 24 mesi per il “Particella 89“. In buona sostanza ritroviamo il Mocenni in un bicchiere. Un calice pieno di Chianti Classico. Un vino lungo. Persistente. Ha carattere. Si fa sentire per morbidezza ed eleganza. Un fin di bocca molto fine chiudono una bevuta di successo.

Bindi Sergardi
Bindi Sergardi

Ci siamo promessi di provare a breve anche i vini della tenuta i colli nel comune di Monteriggioni che , insieme alla tenuta Marcianella a Chiusi, permette all’azienda di promuovere il Chianti dei Colli senesi.

Cantina Dei.

Il vino nobile di Montepulciano non poteva mancare nel nostro taccuino. La cantina Dei ha collezionato diverse note di merito. Evitiamo di riportarle. Limitiamoci a dire che entrambi i vini degustati spiccano per un equilibrio che non può lasciare indifferenti. Armonia di sentori e sapori. Buona e sapiente combinazione di profumi e gusti per questi vini che, nonostante la giovane età, risultano già ampiamente soddisfacenti. In degustazione un Vino nobile di Montepulciano DOCG 2015 e il Bossona Vino nobile Montepulciano DOCG 2012. Scalpitante e deciso il primo, più profondo e netto il secondo. Vini che hanno davanti ancora molta longevità.

La Gerla.

Il suo Brunello di Montalcino “Riserva gli angeli” del 2012 è quello che ci ha impegnato di più. Un vino che apre i dibattiti in sala degustazione.  Carico, potente, deciso ed elegante. Una di quelle aziende in terra di Montalcino che può essere annoverata tra le certezze. Ha sfornato questo brunello di esemplare efficacia.  Figlio di una selezione delle uve migliori della cantina. Estremamente equilibrato e di notevole complessità. Un brunello di Montalcino che dopo 6 anni inizia a mostrare un potenziale enorme. Un persistenza molta lunga abbinata ad un ampio ventaglio retrolfattivo lo rendono un vino che sa impegnare galantemente i sensi del degustatore.

La Gerla
La Gerla
Michele Satta
Michele Satta

Michele Satta.

Passare da Michele Satta è un imperativo morale. Una delle cantine filosoficamente più interessanti di Bolgheri. Ogni sorso del Cavaliere è un arricchimento enologico. Ogni parola scambiata con il produttore è una incisione da riportare sul taccuino. Siamo tra quei pochi fortunati che hanno visitato Sangiovese Purosangue e che hanno avuto modo di degustare una magnum del 1998. Grande eleganza.

Questo il nostro resoconto a Sangiovese Purosangue. A voi cosa ha colpito di più? informateci sulla vostra degustazione.