Cantina Terramante è una realtà vitivinicola. E non solo. Un’oasi di pace. Più propriamente un luogo dove nuovo e vecchio continente si incontrano in territorio etrusco ai piedi di una curvatura del Tevere.
Nell’antico borgo di Montemolino prende vita questa azienda famigliare di appena 2,5 ettari di superficie vitata. I proprietari sono Claudia Rizza e Everet Thomas. Lei originaria di Marsala, lui addirittura da San Francisco.
Le due culture trovano un punto di incontro nei terreni calcarei e argillosi di questo minuscolo borgo tra Todi e Monte Castello di Vibo. Su quella sponda del fiume che salendo verso le colline si arricchisce di arenaria. Ma soprattutto trovano una passione comune nelle viti di Sangiovese, Sagrantino e Syrah di cui l’Umbria è terra preziosa.
QUANDO L’ARTE TI CAMBIA LA VITA
Ho ascoltato molte storie delle cantine italiane, soprattutto come e perchè nascono. Ci sono aneddoti molto curiosi. Ma il big bang di Terramente è sicuramente il più singolare così come lo racconta Claudia Rizza. “Mio marito è un’artista. Dipinge quadri su grandi tele e da Marsala avevamo difficoltà a spedirli al suo gallerista in America”. Un esigenza si trasforma in opportunità. Si avvicinano alla capitale. “Abbiamo avuto la fortuna di trovare questo casale vicino Todi. Era il 2004. Era un rudere. Lo abbiamo ristrutturato con le nostre forze. Ogni estate ci trasferivamo qui e con le nostre mani abbiamo portato avanti i lavori”. Ma l’aspetto ancora più curioso è come si sono avvicinati all’imprenditoria vitivinicola.
Partiamo dal presupposto che Claudia ed Everet hanno sempre avuto una buona affinità con il vino e non erano degli sprovveduti. Ma come le storie più belle c’è sempre un interruttore che accende la luce. “Avevamo questo vigneto di una trentina d’anni abbandonato. Non avendo possibilità di curarlo decidemmo di lasciare l’uva ad un vicino che la vinificava. L’anno successivo ci portò del vino per assaggiarlo. Capimmo che avremmo potuto fare di meglio”.
IL VINO DIVENTA ARTE E L’ARTE DIVENTA VINO
Inizia quindi il percorso agronomico ed enologico di Claudia ed Everet, che grazie ai loro studi e al sostegno di chi ne sapeva più di loro danno vita alla loro prima annata. “Per mio marito l’arte era irrinunciabile. Qui ho scoperto che il vigneto lo distoglie dai quadri. Ma in realtà non dalla sua passione, perché il vino è arte.”
Spesso Everet è tornato in patria a studiare. Ha coltivato amicizie in Napa Valley che gli hanno permesso di acquisire conoscenze tecniche. Oggi l’azienda ha rinnovato il vigneto cercando cloni di Sangiovese di altissima qualità. Terramante oggi è biologica. Un capolavoro per chi ha iniziato da zero. “Everet ha la mentalità americana Yes I Can. E’ un meticoloso e se si mette in testa una cosa intende portarla a termine”.
Tra le altre curiosità l’impianto di Foglia Tonda, vitigno autoctono quasi scomparso e oggi riscoperto.
Terramante è piccola ma le ambizioni sono grandi “Al momento riusciamo a produrre circa 5.000 bottiglie l’anno. Quando entreremo a regime dovremmo attestarci sulle 10.000 bottiglie. Il nostro mercato è essenzialmente regionale, anche se avendo contatti negli stati uniti ammetto che ci stiamo muovendo per espanderci anche lì.”
Il lavoro di Claudia ed Everet si ritrova soprattutto nei vini. Riusciamo a riconoscere una particolare linea aziendale. “Iubilo è il vino che al momento ci rappresenta di più. Questo perché racchiude un po’ tutti i nostri sforzi. Basta pensare che per il nuovo impianto ci siamo affidati ad un vivaista di Pisa che abbiamo contattato per un particolare clone di Sangiovese grosso. E non abbiamo mollato la presa fino a quando non siamo riusciti ad ottenerlo .”
Proiettati decisamente al biologico, non effettuano filtrazioni e utilizzano una quantità minima di solfiti escludendo qualsiasi altro prodotto.
ESEMPI DA IMITARE
Prima di andar via raccogliamo anche due esempi che vanno divulgati “Ci prendiamo cura della terra per vocazione, come fosse un dovere. Tutti noi dovremmo essere vignaioli e curare il nostro piccolo terreno”. L’altro esempio che riportiamo fa capo alla loro iniziativa di aderire a progetti come work away. Per chi non sapesse cosa sia è una piattaforma che permette ai turisti di girare il mondo, ed essere ospitati in queste strutture che fornisco vitto e alloggio gratuito in cambio di vivere l’esperienza del lavoro in vigna. Una opportunità interessante per trasmettere la cultura dei nostri territori all’estero. Un modo di far conoscere le nostre tradizioni contadine e avvicinare gli uomini al vino. Ma soprattutto un modo per permettere di vivere il paese Italia in tutte le sue sfaccettature. Turismo, lavoro, ospitalità e cultura in un unico pacchetto.
LA DEGUSTAZIONE
Degustazione di tre vini per valutare l’azienda.
Porcamiseria. Questo nome è stato scelto perché “E’ la parola più utilizzata in vigna e cantina”. Solo circa 2000 bottiglie prodotte per questo sangiovese. Allevato su cordone speronato dalle vigne più giovani, impiantate nel 2011. Circa 5000 piante per ettaro che producono 50 quintali sullo stesso. Affina tra i 12 e i 18 mesi in tonneau e barrique di rovere francese di secondo passaggio. Segue un affinamento in bottiglia prima della messa in commercio. Il vino più sbarazzino dei tre. Punta sul croccante del frutto che al naso è molto spiccato. Accompagnato da note docili di terziari rilasciati dal legno. In bocca è vivace e scalpitante. Invita ad un buona bevuta seppure moderata visto il grado alcolico. Lascia una bocca pulita e gradevolmente fruttata.
Iubelo. Il secondo prodotto Terramante di Sangiovese in purezza. Le viti sono state portate in vigna nel 2009 rispettando lo stesso sesto d’impianto del Porcamiseria. La raccolta accurata di grappoli selezionati permette di portare in cantina uva destinata ad un vino progettato per invecchiare. Le botti di tonneau e le barrique accoglieranno Iubelo per 24 mesi . Altri 6 mesi in bottiglia concludono l’affinamento. Al naso il frutto continua ad essere croccante. Molti frutti rossi e fiori. Sensazioni ferrose si incastrano tra le note di boisè. La gustativa evidenzia un vino che bilancia la freschezza con la morbidezza. Il tannino risulta molto più levigato rispetto al Porcamiseria e l’invecchiamento dona una retrolfattiva intensa e discretamente lunga.
Laudatus. Un grande classico della viticoltura umbra. Il blend sempre verde tra 85% di Sangiovese e 15% di Sagrantino garantisce ottimi risultati. A Montemolino vengono raccolti e vinificati separatamente. Il Sangiovese deriva dalle stesse vigne da cui si ottiene lo Iubelo. Terramente propone questo prodotto in una edizione di soli 900 esemplari. L’invecchiamento è molto più lungo rispetto ai vini precedenti. Ben 36 mesi passati esclusivamente in tonneau usato.
Olfattivamente questa scelta ha premiato il Laudatus plagiandolo in modo non invasivo. Le note del legno sono molto delicate. Spicca la predominanza del Sangiovese. La distinzione è più facile da percepire in bocca, dove il Sagrantino esalta il corpo e la struttura del suo compagno di viaggio. Vino che per morbidezza e struttura regala un gusto rotondo e una persistenza che cade gradualmente senza sconvolgere il palato. Laudatus a primo impatto si presenta con carattere deciso e successivamente abbandona il palato in punta di piedi.
CONCLUSIONE
Cantina giovane ma con una fisionomia ben delineata. La filosofia aziendale intrisa di sostenibilità e rispetto del territorio sono il valore aggiunto ai loro prodotti. Vini passionali ed energici. L’incontro tra le due culture ha generato un connubio tra tradizione italica e solerzia americana che ben si ritrova in questi rossi a base Sangiovese.