Chianti Classico Expo: 10 assaggi indimenticabili

L’edizione 52 dell’Expo Chianti Classico è stato un successo. Come era prevedibile. Il centenario del consorzio ha ricevuto gli onori che meritava. La piazza di Greve In Chianti colma di degustatori hanno certificato l’importanza di questo avvenimento, se mai ce ne fosse bisogno. Ma soprattutto la coesione delle aziende ha ricordato quanto la forza di questo prodotto risieda nella capacità organizzativa di coloro che investono in prima persona in questi territori.
Partecipando ad Expo Chianti Classico abbiamo avuto la fortuna di confrontarci con molti produttori. Ed è emerso un mondo fatto di certezze e sicurezze legate al loro vino di punta, ma abbiamo raccolto anche le speranze, le difficoltà e le curiosità che ruotano in questo universo. Il tutto riassumendo che la zona classica del Chianti resta un’eccellenza assoluta del nostro paese.
E tra una chiacchiera e l’altra abbiamo assaggiato dei vini insuperabili. Vorremmo raccontarveli tutti ma non è possibile. Riportiamo gli assaggi che, per diversi motivi, ci hanno colpito maggiormente. Li mettiamo in ordine cosi come li abbiamo provati, non c’è un vincitore assoluto ma tanti unici calici di Chianti Classico.

Torraccia di Presura.

Chianti Classico Riserva. Azienda relativamente giovane rispetto ai competitors ma con già alle spalle una buona esperienza. Promuove un Chianti classico riserva che fa della compattezza e struttura le sue armi migliori. Al naso ha una buona complessità. Vira su note terziarie legnose, con prevalenza di vaniglia e cioccolata, ma mai cosi irruente da nascondere il vitigno. La retrolfattiva è discretamente lunga, morbida, mai eccessiva. Un vino che ha solo 4 anni sulle spalle e deve ancora affinarsi, educando un po’ il tannino.

I Sodi.

Chianti Classico Riserva. Situata in una delle zone più panoramiche di Gaiole in Chianti, l’esposizione dei suoi terreni permettono alle uve di ricevere sole in giusta quantità rinfrescandosi dai venti delle colline circostanti. Gli amanti del Chianti Classico troveranno in questo vino le caratteristiche organolettiche che tanto lo hanno reso famoso. I sentori del sangiovese sono spudorati. Aggressivi. Decisi. In bocca scalpita. Un buona acidità che si scontra con una presenza tannica degna di un vino giovane che ha davanti a se anni di maturazione. Anche in bocca colpisce per esplosività e caparbietà. Un vino da acquistare e mettere in cantina. Regalerà grandi emozioni.

Vignamaggio.

Gherardino Chianti Classico Riserva. Ci spostiamo a sud di Greve in chianti, alla porte di Panzano in Chianti. Un fattoria biologica con una cantina secolare, si hanno informazioni fin dal 1404. Nel calice ci troviamo questo sangiovese in purezza che emana profumo senza doverlo avvicinare al naso. Sensazioni ematiche importanti. Frutti rossi intensi. Alcune note balsamiche che lo arricchiscono notevolmente.

E’ un vino denso, corposo. In bocca si sente immediatamente la sua struttura che ruota verso una leggera morbidezza sul palato. Tannino ben levigato e acidità importante. La retrolfattiva è lunga e molto pulita. Lascia in bocca qualche leggero retrogusto terziario e una nota fievole di liquirizia.

Ci è piaciuto il suo essere polivalente. Ce lo siamo immaginati su tanti piatti. Dovremo fare un pranzo abbondante.

 

Castelvecchi.

Madonnino della pieve. Chianti Gran Selezione. Cantina adagiata sulle colline a nord di Radda in Chianti. Ha proposto una gran selezione frutto del raccolto di uva sangiovese proveniente da un unico vigneto denominato Madonnino posto di fronte alla pieve di Santa Maria Novella. Tre ettari di vigneto dai quali si ricavano 10.000 bottiglie. Una opportunità che non potevamo lasciarci sfuggire.

Naso speziato con il pepe nero assolutamente protagonista. Belle note balsamiche e vegetali. Sentori terziari molto educati. In bocca risulta immediatamente equilibrato. Ben bilanciato in tutte le sue sfumature. La retrolfattiva è importante. Con le note speziate che ritornano con una buona armonia. Il suo plus è sicuramente l’eleganza.

Terre di Perseto.

Chianti Classico. Tra tante riserve ecco emergere un chianti classico senza altri appellativi in tutta la sua fierezza. Ci troviamo nel comune più a nord ovest di questa zona, precisamente a San Casciano in Val Di Pesa. La cantina ha subito un profondo rinnovamento nel 2010 tecnologizzando il processo produttivo. Questa etichetta rispecchia un po’ le anime dell’azienda. Giovane, dinamica, scalpitante, a tratti esuberante. Il colore rosso rubino acceso è un biglietto da visita che anticipa tutto di questo vino. I sentori ruotano a note vive e fresche. Frutti rossi, fiori rossi, profumi eterei mischiati alle spezie. In bocca ha un’ entrata irruente che si ammorbidisce sul finale. Tanta speziatura nel fin di bocca e una retrolfattiva nitida e franca. Andrà piano piano equilibrandosi, come è giusto che sia. Il suo punto di forza è sicuramente un rapporto qualità – prezzo che non ha rivali.

Castellinuzza.

Chianti classico Riserva. La palma d’oro per le degustazione del vino più longevo assaggiato ad Expo Chianti va sicuramente al chianti classico gran selezione 2013 che abbiamo potuto assaggiare in questo excursus a Greve in Chianti. Dopo 11 anni questo sangiovese presenta ancora un colore rosso rubino, acceso al centro, che va sfumando verso il granato sull’unghia. Il bouquet aromatico è complesso, Da frutta rossa matura ai fiori rossi. Una componente delicata di balsamicità si sposa a note erbacee. I terziari rimangano molto eleganti creando una cornice di tostatura e cacao. Il pepe e la componente ematica restano i direttori di orchestra.
In bocca è equilibrato. Tannino e acidità hanno trovato un ottimo bilanciamento con le parti morbide. La retrolfattiva è indimenticabile. Ci è piaciuto il suo essere completo nel suo genere.

Montemaggio.

Andiamo ancora un po’ piu a sud con le degustazioni. Nel comune di Radda in chianti percorrendo la strada che porta al vicino Panzano in Chianti. Azienda dall’animo femminile, dove due donne del vino portano avanti un progetto interessante nel cuore del chianti. Il loro chianti classico riserva unisce tante anime. Al naso è sobrio ed elegante allo stesso tempo. I suoi toni non sono mai aggressivi anzi si distinguono per delicatezza creando un gioco di complicità tra loro. Ma ha un bel caratterino ed in bocca si fa sentire. Non è un vino a cui piace passere in osservato. Non si risparmia in piacevolezza ma senza andare troppo per lunghe. Al palato lascia ricordi di fiori di campo, amarena sotto spirito, un po’ di tostatura. Non è troppo invadente ma allo stesso tempo non richiama velocemente un altro sorso. Su questo vino potremmo sbizzarrirci con gli abbinamenti. Volendo anche esagerando un pò e andare fuori dai soliti canoni.  Magari riconoscendo il suo stile poliedrico. Bisogna attenderlo un po’ tra un sorso e l’altro.  La sua forza è quella di essere globale. Un vino che incontra e mette d’accordo gusti diversi purchè siano lontani dagli eccessi.

Savignola.

Azienda che territorialmente si colloca al centro del triangolo Greve in chianti, Lamole, Panzano in Chianti. Un cantina storica le cui radice risalgono al 1700 che con i suoi 5 ettari di superficie vitata riesce a produrre poco più di 20 mila bottiglie. Il suo chianti classico riserva percorre sentieri pochi battuti. Un vino denso e corposo alla vista quanto delicato e gradevole al palato. Profumi vegetali che raramente si possono trovare in questa bottiglia sono presenti in modo carismatico. Emergono i sentori classici del sangiovese cui però si aggiungono note caramellate molto delicate. La retrolfattiva gioca più sull’eleganza che non sulla persistenza. Un vino che si fa notare per essere originale.

Castello di Querceto.

Azienda storica con un passato monumentale collocata a Greve in chianti, nella località di Dudda a soli 8 chilometri dal centro città. Il castello racchiude la storia di famiglie blasonate fiorentine, dai Pitti ai François. Una cantina che ha fatto la storia del Chianti Classico, essendo una delle 33 fondatrici e quindi firmatarie dello statuto. Abbiamo assaggiato il Picchio, un chianti classico gran selezione composto in gran parte da sangiovese ed una piccola aggiunta di colorino. Un rosso rubino accesso in tutte le sue parti fa spiccare sul calice una densità non indifferente. Si aggrappa al calice con decisione. Profumi sparsi di amarena, more, ribes insieme alla rosa. Una rosa appassita per essere precisi. Sensazioni erbacee e note di cioccolato sono evidenti. Non inficiano però il bouquet composto dai sentori primari.  Non è un vino cui piace essere bevuto. Gli piace essere degustato. Piccoli sorsi per apprezzare un’acidità dirompente che lo renderanno un grande prodotto tra qualche anno. Retrolfattiva lunga, ancora un po’ sbarazzina nelle note fruttate. E’ piacevole la sensazione di discernimento con i profumi terziari quasi a ribaltare la scena. In complesso un vino che sta cercando il suo equilibrio e che non tarderà molto a trovarlo.

Castello di Monterinaldi.

Sempre nel comune di Radda in chianti ma subito a sud di Panzano in Chianti troviamo questa azienda con una estensione di 290 ettari, non tutti vitati. Solo 20 di questi porteranno alla nascita di circa 90.000 bottiglie l’anno. Anche qui la gran selezione ha raccolto il nostro consenso. Il 95% di sangiovese viene accompagnato da un 5% di canaiolo. E’ forse il vino più quadrato che abbiamo degustato. Forse quello che più si rispecchia lo schema del chianti classico. Sia nei sentori lineari e puliti del Sangiovese, sia nella presenza scenica della degustativa ha trasmesso un’anima squisitamente chiantigiana. Anche nella retrolfattiva abbiamo notato uno stile tradizionale, è stata premiata la tendenza ad equilibrare i vari elementi senza creare troppe contrapposizioni. Un vino che è piaciuto per essere assolutamente tematico.

Conclusioni

Il nostro excursus ci ha regalato soddisfazioni. Molte. E’ stato interessante capire come il Consorzio del Chianti Classico riesca a promuovere e esaltare le potenzialità delle aziende vitivinicole di quest’area. Cento anni di lavoro e attività hanno permesso a questo vino di rappresentarci nel mondo. Suscita entusiasmo solo pensare come pochi comuni di una piccola zona tra Firenze e Siena sia riuscita a imporre un modo di bere. Uno stile gustativo. Un tradizione vitivinicola che tutto il mondo ci invidia. E’ stato centenario di festa, soddisfazioni e meriti.