Provo a dare una mia opinione nell’annosa discussione tra vino artigianale e industriale. Scrivo questo articolo ormai saturo delle diatribe sul vino naturale, dinamico, biodinamico, orange wine o non orange wine. Affinamento in anfora, no in barrique, anzi no in acciaio. E tutte le menate varie sui vari stili con cui è possibile fare il vino. E questo mi fa girare le palle non perchè siano discorsi inutili e banali, tutt’altro. Mi altero, ma diciamolo, mi incazzo, perché prima di mangiare la noce bisogna rompere il guscio. Invece qui si vuole fracassarmi le noci e mangiare il guscio. No il guscio mangiatelo voi. E questo perché l’argomento è scottante. Nessuno vuole mettere le mani nella melma e allora si fa finta che il problema non esiste. Allora rompiamo questo cazzo di guscio. Una volta per tutte.
VINO ARTIGIANALE E INDUSTRIALE. CHI SA PARLI.
Basta prese per il culo e qualcuno ci spiegasse cosa è il vino artigianale e quello industriale. Ma quello artigianale è migliore di quello industriale o viceversa? Sticazzi. Oggi sta uscendo tutta la mia volgarità e non voglio correggerla perché dopo anni e anni passati ad evitare il problema datemi il permesso di sfogarmi. In fondo il blog è mio e scrivo ciò che voglio. Se vi infastidisce, ciao.
Dicevo. Sticazzi. Si perché non voglio entrare nel merito se il vino è buono o meno, chiedetelo all’oste. Io voglio sapere se un determinato vino è artigianale, ossia fatto da un artigiano oppure no. Direte: ma che ti frega se un vino è industriale o artigianale? Se è buono lo compri. Neanche per sogno. Perchè allora parlare di vino naturale, biodinamico, ancestrale ,etc? Allora signori miei, qualcuno che rispondesse a questa domanda, in modo chiaro, senza giri di parole. Eppure a questa semplice domanda si danno sempre risposte difficili, oserei dire incompressibili. Paraculi maledetti che non siete altro.
Bene . La risposta me la sono data da solo. Si studia, si cerca di capire e poi si propone una ipotesi. Mi raccomando non seguitela. Quelle che vi racconterò sono delle cazzate enormi. Quindi nego fin da adesso ciò che scrivo. Anzi. Vi dico che è tutto uno scherzo. Guarda un po’.
PRODUZIONE INDUSTRIALE
Nel mondo accademico si intende produzione industriale quando entrano in gioco diversi fattori. Solo la concomitanza di tali fattori determina se un prodotto ha subito questo di lavorazione oppure no. Il quanto la abbia subita non è parametro discriminante. La macroeconomica dice che la lavorazione industriale è l’insieme delle attività che trasformano materie prime , informazioni ed energie in beni di consumo. Per ottenere questo prodotto vengono utilizzati dei macchinari o della tecnologia che supportano o sostituiscono il lavoro umano. Questo processo può comportare la suddivisione delle attività in piccoli compiti dove ognuno di essi è un ingranaggio ai fini produttivi. Tante piccole lavorazioni, assemblaggi, montaggi e trattamenti che portano al costruzione finale di un prodotto.
Nota importante, questo processo produttivo deve soddisfare l’esigenza di coprire un mercato su vasta scala.
La lavorazione industriale verte quindi su quattro colonne portanti: standardizzazione dimensionale, ciclo produttivo veloce, costo unitario ridotto, capacità produttiva elevata.
E’ chiaro o devo farvi un disegno? Ok vi faccio il disegno. Non si sa mai.
PRODUZIONE ARTIGIANALE
E veniamo al lavoro artigianale. Sarà l’esatto opposto, direte voi, in parte si.
Per lavoro artigianale si intende quando il processo produttivo è svolto interamente o quasi interamente dall’uomo. Il fattore umano è predominante. Non c’è niente di standardizzato, quindi l’articolo che viene prodotto oggi potrebbe essere leggermente diverso da quello che viene prodotto domani. Ogni articolo può avere delle imperfezioni. La creatività, l’istinto e le emozioni umane entrano in gioco in ogni fase produttiva. Ed infine non c’è la necessità di rispondere a delle richieste su vasta perché non si potrebbe soddisfare una richiesta enorme in un sistema in cui il cliente predilige l’originalità alla standardizzazione. In poche parole si cerca il pezzo unico anzichè un prodotto omologato. Di conseguenza il prezzo potrebbe risultare più alto.
Quindi solo coloro che “fanno tutto a mano” sono artigiani. NO. Non è così.
Qui entrano in gioco gli strumenti. Oggetti diversi dal macchinario tecnologico. Lo strumento è un arnese indispensabile per svolgere un’arte o professione. Il pennello è lo strumento del pittore, la chiave inglese lo strumento dell’idraulico. In entrambe serve la competenza umana. Senza la quale sarebbe inutile.
VINO ARTIGIANALE E INDUSTRIALE FOR DUMMIES
Che discorsi complessi. Tagliamo corto, un schifossismo esempio fuga tutti i dubbi. Se vado in vigna a raccogliere l’uva sto facendo un lavoro manuale con l’utilizzo di uno strumento, ovvero le forbici. L’uomo utilizzerà la sua forza, l’attenzione e i suoi movimenti per governare la forbice i cui tagli dovranno essere precisi e accurati per non rovinare pianta e grappolo. Nella raccolta l’uomo si cura di eliminare eventuali foglie o evidenti residui. Il suo occhio ed esperienza è importante per fare una prima valutazione del raccolto. Questa raccolta è fatta a mano.
Poi c’è la vendemmiatrice. E’ una cazzo di macchina che fa lo stesso lavoro di 20 persone in meno tempo e meno costi. L’unica competenza e’ di colui che la guida.
Ho capito, è poco calzante. Non ci azzecca nulla. Allora vi faccio l’esempio del remuage. Va bene o qualcuno si offende? Parliamo di remuage manuale e quello fatto con gyro-palette. Anzi no. Se non lo sapete andate a vedere cosa è. Così vi fate una bella idea di cosa intendo.
NON CADIAMO IN GENERALIZZAZIONI
Orbene quindi adesso tutti quelli che utilizzano macchine fanno prodotti industriali. Bella frescaccia.
No, per due motivi. Il primo è che ci sono fasi di lavorazioni meccanizzate che non influenzano la qualità del prodotto. Pensiamo alle etichettatura. Il fatto che ci sia un pover uomo ad etichettarsi 10000 bottiglie o questo lavoro venga fatto da una macchina sicuramente il suo impatto sulla qualità del vino è pari allo zero. Non lo altera.
Il secondo motivo è esclusivamente legato alle condizioni e regole. Basti pensare alla sicurezza sul lavoro oppure all’igiene. Sarebbe fuori luogo chiedere ancora che l’uva si pressi calpestandola in una tinozza.
Tagliamo corto, tanto chi vuole capire lo farà senza problemi. Il vino è artigianale quando si utilizzano processi e lavoro in cui l’uomo è parte dominante del processo e del lavoro stesso. L’utilizzo delle macchine e degli strumenti è limitato a ciò che la legge gli impedisce di fare in altro modo. Se questi processi e lavorazioni sono affidate alle macchine solo per un bisogno di abbattere i costi o velocizzare la produzione in funzione di una maggior quantità di prodotto finale allora parliamo di vino industriale. Non mi sembra ci voglia una scienza.
Volete un esempio e un disegno? Vi faccio l’esempio e il disegno.
Se si producono milioni di prodotti perché si vuole aggredire non solo il mercato interno ma anche quello esterno, e per produrre milioni di bottiglie non bastano le proprie vigne ma si prendono in affitto, oppure si rifornisce dai conferitori, o si compra il vino e, a seguito di ciò, si meccanizza tutto ciò che può essere fatto da una macchina con lo scopo di produrre più velocemente grandi quantità abbattendo i costi, allora il prodotto è industriale. Quindi, amico mio, se la tua azienda ha questa fisionomia non raccontare cazzate. Sei un industriale del vino.
PERCHE’ E’ NECESSARIO CHIARIRE LA DIFFERENZA TRA VINO ARTIGIANALE E INDUSTRIALE.
Tutta sta manfrina per dire? Vi chiederete. Se il prodotto è valido, se gli hanno dato il punteggio massimo, il prezzo è buono e tutti lo comprano allora perché tutte queste storie? Insomma è pieno di prodotti, non solo enologici, che popolano le nostre tavole, le nostre case e le nostre vite in genere. Perchè farsi le seghe mentale sul vino artigianale e quello industriale? Nessuna sega mentale. E ripeto non è un discorso legata alla qualità del vino e se lo stesso è migliore in forma industriale o artigianale. Ma sappiate che un vino artigianale dietro ha una storia produttiva che lo rendono unico. E il suo prezzo è anche in funzione di questa unicità. Ma soprattutto ci sono costi e interventi umani che sono il valore aggiunto.
Avete capito cosa intendo adesso?
Riassunto, prima di fare le fighette valutate cosa avete davanti. E non solo se si tratta di vini artigianali o industriali. Non fatevi prendere il culo.