Montepulciano diventa Cordisco. Il Masaf crea un sinonimo per il vitigno Montepulciano e scoppia la polemica su una decisione che può stravolgere l’utilizzo del nome di questo vitigno nel mondo. Questa decisione rischia di creare un effetto domino a scala vitigno-planetaria. Che sicuramente avranno preso in considerazione. Spero. Ma per chiarezza vediamo quali saranno gli scenari che potrebbero verificarsi con questa decisione, evidenziando aspetti che potrebbero essere sottovalutati.
Il Montepulciano diventa un Tokaji all’italiana. Chissà se i firmatari conoscono questa storiella di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze in Friuli, e con la quale siamo ancora incazzati per aver estirpato il nome di un vitigno storico che rappresentava un’intera regione. Il tocai è quello che oggi siamo costretti a chiamare friulano perché, secondo qualcuno, disorientava il consumatore verso il Tokaji ungherese, ottenuto dall’assemblaggio di uve Furmint, Hàrzevelu e Muscat lunelu, ed il cui nome sta ad indicare una precisa area geografica Ungherese. Una questione di nomi, per giunta scritti in modo diverso, e facendo riferimento a due situazione completamente diverse (un vitigno per una zona di produzione), ha costretto il nostro paese a rinunciare ad un carattere identitario nel mondo enologico.
Ed oggi, dopo aver criticato questa scelta in tutta la penisola, rischiamo di creare la stessa situazione in casa. Utilizzo il termine “rischiare” perche, per dovere di cronaca, al momento è tutto in divenire e l’idea che il termine Montepulciano possa essere utilizzato solo per i vini prodotti in Abruzzo non è ancora concreta. Quindi non contestiamo la nascita di un sinonimo, ma mettiamo in guardia su quello che potrebbe essere il suo utilizzo nel caso questa suddivisione territoriale sul nome diventi concreta.
Dicevo che il nome Montepulciano è planetario. Ebbene si. Ci sono coltivazioni di questi vitigni anche in Moldavia e in Australia. Solo per far capire la portata di questa coltivazione. Ci si aspetta che un divieto in Italia del nome sia esteso su scala globale. Perché se cosi non fosse diventerebbe un boomerang. Ovvero mentre il resto del mondo sfrutta la potenza commerciale del vitigno, le regioni italiane, esclusa una, perderebbero questa opportunità. In pratica si rischia di consegnare all’estero la quasi esclusività del brand. E’ chiaro quindi che, nel caso si decidesse di procedere in questa direzione, i nostri governanti dovranno trovare il modo di estenderla a livello globale. Come accaduto con il Tokaji. Auguri.
Altra criticità. Se l’esclusività del nome Montepulciano diventasse, e ho grossi dubbi, esclusività dell’Abruzzo, perché non fare la stessa cosa con il nebbiolo e il barbera in Piemonte? E perché non farlo con il sangiovese? O magari il vermentino. Già che ci siamo direi di farlo con tutti. Creiamo un sinonimo anche per il trebbiano, l’aglianico, la passerina, il pecorino, la falanghina e le altre centinaia di tipologie che abbiamo di uva da vino. Lasciando solo alle regioni di appartenenza l’uso esclusivo del nome.
Pensate come siamo fortunati. Per alcuni vitigni il sinonimo gia esiste. Ad esempio il nebbiolo possono chiamarlo spanna, chiavennasca, picotener. Il sangiovese possono chiamarlo Sangiogheto o sangioveto. Già immagino i discorsi del degustatore medio che accenderà discussioni su quale vitigno sia migliore tra i due senza sapere che si parla dello stesso. “Amico mio ho assaggiato un Sangiogheto che era la fine del mondo, molto meglio del sangioveto”. Insomma rischiamo veramente di comunicare male. Ma soprattutto di dover partecipare a discussione dal livello veramente imbarazzante. Perché non si può pretendere che tutti i degustatori facciano un corso di enografia prima di acquistare una bottiglia. E gia la situazione in Italia, con la varietà delle denominazioni, è difficile.
Senza parlare dei disciplinari. Chi li riscrive? Eh si perché se nel Barolo si può scrivere Nebbiolo e a Gattinara no, allora il disciplinare del Gattinara bisogna riscriverlo.
Quello che accadrebbe sicuramente nel caso in cui diventasse obbligatorio l’utilizzo del sinonimo di Cordisco nelle Marche, Lazio, Puglia, Molise, Umbria. E non solo lì, dato che lo stesso è utilizzato, anche se sporadicamente, in altre regioni.
Altra perplessità sul fatto che il Montepulciano diventa Cordisco al di fuori dell’Abruzzo risiede nella motivazioni. Ad oggi nessuno ha spiegato una progettualità o un fine ultimo sufficiente, a nostro avviso, per mettere in atto un cambiamento così radicale. Quali sono in vantaggi in termini sociali, culturali, enologici e soprattutto economici per la viticoltura italiana? Ne sapremo sicuramente di più in futuro.
Insomma direi che se gli piace inventare sinonimi e contrari giusto per stuzzicare la lingua, sono liberi di farlo. Ma evitiamo di creare una forzatura che andrebbe a vantaggio di pochi e a svantaggio di molti. Anche se da diverso tempo questa prassi sembri ormai consolidata. A parer nostro che il Montepulciano diventa Cordisco è un matrimonio che non sa da fare.